Ho scritto una piccola storiella che, se vi va, potete leggere per farvi meglio comprendere quello che ho appena scritto e darvi l’idea di quello che noi appassionati intendiamo quando parliamo di passione.
Primo giorno di lezione al corso di sommelier, alla fine della lezione il nostro relatore comincia una degustazione di uno dei quattro vini della serata.




Al primo assaggio, vedendomi scuotere la testa con una smorfia di disappunto mi chiese quale fosse la motivazione.
Immaginate la mia situazione, eravamo in 30 corsisti, non ci eravamo ancora presentati, tanta emozione, ed io che risposi: “ Posso dire che questo vino non mi piace?”
Non l’avessi mai detto! Apriti cielo!!

Il relatore cominciò un rimprovero da paura per quella frase mia così poco felice.
Il concetto è quello del massimo rispetto che un sommelier deve avere nei confronti di tutto ciò che sta dietro a quel calice: le famiglie,le imprese, gli enologi, i produttori, gli impiegati e tutti quanti concorrono alla “progettazione “ e al percorso che comincia con l’investimento del terreno, l’impianto delle viti, la cura delle stesse fino alla vendemmia, la preparazione del mosto in fermentazione e infine, a poco a poco , con processi che durano anche degli anni , il vino che arriva al nostro palato come un meraviglioso nettare.
Non ci è dato il lusso di esprimerci in quel modo!
Mai lezione fu più istruttiva.

La storia di Marco e Sofia
C’era una volta in un piccolo paesino circondato da colline verdi e ondulate, un giovane viticoltore di nome Marco.
La sua famiglia coltivava viti da generazioni, e Marco era cresciuto tra i filari, aprendosi alla bellezza della natura e ai segreti del vino.

Tuttavia, il suo vino non aveva mai raggiunto la fama che meritava, e il paesino era spesso visitato da turisti in cerca di vini pregiati provenienti da altre regioni.
Un giorno, mentre curava le viti, Marco incontrò una misteriosa viaggiatrice di nome Sofia. Era affascinata dal paesaggio e dall’atmosfera del luogo, e Marco, colpito dalla sua bellezza, decise di farle degustare il suo vino.

Con entusiasmo, le servì un calice di rosso intenso, ma si sentì in imbarazzo quando lei commentò che il sapore era buono, ma mancava di una “magia”.
Sofia, con un piccolo sorriso , suggerì a Marco di metterci un po’ del suo cuore nel vino. “Ogni bottiglia racconta una storia”, disse.
“Se vuoi che il tuo vino parli davvero, devi darle un’anima”.
Quella notte, Marco rifletté sulle parole di Sofia.
Decise di raccogliere uve dai vigneti più belli e di dedicarsi completamente al processo di vinificazione, infondendo il tutto con le emozioni e le esperienze della sua vita.


Con il passare dei mesi, Marco creò un vino che non solo era buono, ma era anche ricco di storie: la gioia dei giorni di sole, la tristezza delle tempeste, e persino gli insegnamenti dei suoi antenati.
Quando Sofia tornò, le offrì il nuovo vino con trepidazione.
Questa volta, il suo sorriso si allargò, e bevve un sorso lentamente, come se volesse assaporare ogni goccia.
“Adesso è perfetto“, disse. “
Questo vino racconta chi sei realmente”.
Marco imparò che la magia non risiedeva solo negli ingredienti, ma nella passione e nell’autenticità che riuscì a trasmettere attraverso il suo lavoro.
E così, grazie all’incontro con una misteriosa viaggiatrice, il vino di Marco non solo portò il suo nome oltre le colline, ma raccontò anche la storia di un giovane che aveva imparato a mettere il cuore in ciò che faceva.
La sua esperienza divenne un simbolo del potere del vino che non era semplicemente una bevanda, ma un legame tra le persone, un racconto di passione, tradizione e amore.
Angelo Infurna